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Gaetano Donizetti (1797-1848) |
Il furioso all'isola di San Domingo |
Melodramma in 2 Atti di Jacopo Ferretti, é stato eseguito a Roma (Teatro Valle) il 2 gennaio del 1833 |
Personaggi : Cardenio (Baritono); Eleonora, sua sposa (Soprano); Fernando, fratello di Cardenio (Tenore); Bartolomeo, contadino (Basso); Marcella, figlia di Bartolomeo (Soprano); Kaidama', moretto (Basso); coloni, marinai |
Nell’isola di San Domingo. Cardenio è impazzito a causa dell’infedeltà della moglie Eleonora. Di lui si prendono cura Bartolomeo, sua figlia Marcella e, pur con molta paura, il servo Kaidamà. A causa di una tempesta Eleonora, da anni alla ricerca del marito, naufraga sull’isola. Cardenio tenta di commuovere Kaidamà col racconto delle sue disavventure, ma il servo, per timore delle bastonate del matto, se la dà a gambe. Sbarca sull’isola anche Fernando, fratello di Cardenio, in tempo per salvare Eleonora, che il furioso stava per uccidere; Cardenio allora corre verso la spiaggia per annegarsi, ma Fernando lo insegue e lo salva. La forte emozione restituisce la ragione a Cardenio, che tuttavia decide che la morte sia l’unica soluzione. Eleonora chiede perdono, Cardenio acconsente ma a patto di darsi reciprocamente la morte. Eleonora rivolge allora l’arma verso se stessa, ma Cardenio, ormai convinto della fedeltà della moglie, la perdona. L’azione è incentrata su un gentiluomo spagnolo, Cardenio, che si è rifugiato in un’isola dei Caraibi in seguito alla scoperta dell’infedeltà di sua moglie, portoghese. Egli vive in quel luogo selvaggio, accudito dall’indigeno Kaidamà, dal creolo Bartolomeo e dalla figlia di quest’ultimo, Marcella. La moglie di Cardenio, Eleonora, naufraga proprio su quest’isola seguita, dopo brevissimo tempo, dal di lui fratello, Fernando. Una serie di incontri tra il "pazzo" Cardenio e gli altri gli provano che, più che veramente matto, si comporta come se fosse tale. Il resto dell’opera è dedicato ai tentativi di riportare Cardenio ad un comportamento socialmente accettabile. Egli giunge a riacquistare il suo equilibrio esteriore ed interiore, senza però dimenticare l’infedeltà di sua moglie. Un patto di duplice suicidio viene infranto, tutti si riconciliano e gli europei ritornano al loro vecchio mondo. Dopo una così lunga attenzione al ruolo del baritono, il rondò finale di Eleonora con il coro fa pendere nuovamente le sorti dell’opera verso la commedia. |
ATTO PRIMO Spiaggia di mare da un lato. Dall'altra parte folta boscaglia, e rupi erte ed altissime. Scogli sul lido. Il cielo é oscuro, tuona sordamente, e lampeggia. Varii cespugli ed alberi: capanne sparse qua e là. Rozza panca innanzi ad una capanna. |
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Scena prima - Marcella dalla sua capanna con paniere: indi dalla medesima Bartolomeo con frustino in mano. | ||
MARCELLA Freme il mar, lontan lontano mormorar il tuon si sente. La tempesta, certamente, a scoppiar non tarderà. Chi sa dove il delirante va sforzando il passo errante! Ah, il furor dell'oragàno sulla rupe il coglierà! Sventurato! Il cibo usato qui ritrovi al cespo in seno. Ah! vorrei parlargli almeno! Giovin! Bello! BARTOLOMEO Che fai là? MARCELLA Guardo il tempo. BARTOLOMEO No, signora a cercar vien sempre fuora il Furioso. MARCELLA Qual sospetto! BARTOLOMEO Me l'ha detto Kaidama'. Qui cos'hai? |
MARCELLA Nulla. BARTOLOMEO Davvero contrabbando qui v'é sotto. Pane!... Datteri!... Biscotto!... (osservando nel paniere) Mezzo pollo!... MARCELLA Fu pietà. BARTOLOMEO So per chi. Sempre pietose fur le femmine pei matti. Non l'intendo; e a tutti i patti questo imbroglio finirà. Coi capelli dritti in fronte, mezzo scalzo, disperato, si precipita dal monte, di baston, di sassi armato; e se incontra una persona, la perseguita, l'abbranca, pesta, lapida, bastona, sì la negra che la bianca; ed io devo alimentarlo, anzi quasi ringraziarlo! Questa pillola, figliuola, nella gola non mi va. |
MARCELLA Voi leggete in quella fronte come il misero é straziato? Ramingando al bosco, al monte, va da tutti abbandonato. Voi dovete ritrovarlo, dal pericolo salvarlo. V'affrettate! Il tempo vola! Soccorretelo, papà. BARTOLOMEO Ma già l'ordine ha il padrone perché venga imprigionato. MARCELLA Infelice! BARTOLOMEO (Ha pur ragione!) Ed ai pazzi sia mandato. MARCELLA Cor di tigre! |
Scena seconda - Kaidama' dall'alto della rupe di dentro, indi in iscena. Escono alle sue grida molti coloni dalle capanne. | ||
KAIDAMA' Aita, aita! MARCELLA Ciel! CORO Quai grida? BARTOLOMEO E Kaidama'. (andando verso le falde della rupe) KAIDAMA' (scende precipitoso dall'alto; e, giunto sull'innanzi del teatro si gitta affannato a sedere in terra; ma alla vista del frustino, sollevato in aria da Bartolomeo, salta in piedi) Per obbedirvi rapido... ecco la storia mia. Scelsi la via brevissima verso la fattoria. Correa per quello sdrucciolo forte la gamba e lesta, quando improvviso... punfete! mi casca un pugno in testa. Fermo, gridavo, e replica piff, paff il pugno a un tratto; bombe parean che sparano. Mi volto... |
CORO e BARTOLOMEO Ed era? KAIDAMA' Il matto. CORO Ah! ah! KAIDAMA' Non v'é da ridere. Triplice fu la botta. Traverso al corpo afferrami strillando: l'hai sedotta? Empio! Delle mie lagrime ti vieni a prender spasso? Dice: le braccia s'aprono, fa rotolarmi a basso. M'alzo ammaccato e livido, m'arrampico carpone, e vedo il matto stringere maiuscolo bastone, e a lunghi passi correre per ripiombar su me. Eroe mi fa il pericolo, mi raccomando ai pié. Ma in dubbio ancor sto d'essere il quondam Kaidama'... Scannatelo, ammazzatelo, o il matto mela fa. |
MARCELLA Quanto più infuria il misero, più degno é di pietà. BARTOLOMEO Ad esser più sollecito così t'imparerà. CORO I sassi ancor fai ridere, ah! ah! ah! ah! ah! ah! BARTOLOMEO (a Kaidama') Verso la fattoria tornar bisogna. KAIDAMA' E il matto? BARTOLOMEO (agitando il frustino) Mira il frustin. KAIDAMA' Vo via... |
Scena terza - Mentre Kaidama' s'incammina verso la rupe s'ode la voce di Cardenio; indi comparisce lentamente scendendo in vesti lacere, capelli scomposti, pallido, ecc. | ||
CARDENIO Raggio d'amore... KAIDAMA' é là! (retrocedendo impaurito) CARDENIO Raggio d'amor parea nel primo april degli anni, ma quanto bella, rea maestra era d'inganni. Sul volto avea le rose, le spine ascose in cor. Vieni: l'antico amore m'arde le fibre, ingrata! Vieni, e mi svena il core, tiranna idolatrata. BARTOLOMEO e MARCELLA (sottovoce) Piango a quel pianto, e palpito. CORO (fra loro) Eppur ci forza a piangere. KAIDAMA' Ohimé! son paralitico. CARDENIO < Così morrei d'amor! > BARTOLOMEO Ei viene... KAIDAMA' Ei viene? Io parto. BARTOLOMEO Resta. |
MARCELLA Pietà non desta? BARTOLOMEO Sì: ma vediamo. CORO é astratto. KAIDAMA' é matto. BARTOLOMEO, KAIDAMA' e MARCELLA Che farà? (Cardenio dalla punta d'uno scoglio misura un salto nel mare) CARDENIO Meglio é finirla. MARCELLA e BARTOLOMEO Ah! fermati. KAIDAMA' Lascialo far. CORO Corriamo. CARDENIO Donne qui ancor!... Fuggiamo. (veduta Marcella é preso da convulsione, e va via per la rupe) Qui tutto é crudeltà. MARCELLA, BARTOLOMEO e CORO A quello squallido ferale aspetto un gelo, un tremito mi scese in petto: il cor mi straziano orror, pietà. Chi del fremente nembo crescente nell'ira orribile fra l'ombre cupe su quella rupe salir potrà? |
KAIDAMA' Tremano, tremano, piegansi entrambe queste magrissime povere gambe; ma il piede immobile s'inchioda qua. Ma dove correre? Come salvarmi? Sempre in pericolo posso trovarmi; di qua sta il matto, la frusta é là. BARTOLOMEO Lascia al solito cespo il tuo paniere; la pietà non é colpa. Io sulla rupe m'azzarderò per ritrovarlo: al pianto m'ha forzato il suo canto. MARCELLA Oh! come vi son grata! KAIDAMA' Questo é il punto di far la ritirata! (Marcella si ritira nella capanna; ma é preceduta da Kaidama' che spiava il momento di non essere osservato) BARTOLOMEO Ai lavori. Obbedite. E Kaidama'? Sparì? Era pur qui! Chi sa? Forse galoppa verso la fattoria. (i coloni rientrano nella capanna) Del frustin la magia fa svaporar talvolta la paura. Ma fra quest'aria scura come il posso cercar? Forse ai suoi gridi ritrovarlo potrò; pietà mi guidi. (Corre su per la rupe) |
Scena quarta - La tempesta va sempre crescendo; una nave mercantile passa nel fondo del mare battuta furiosamente dall'onde. I marinai cercano d'ammainare le vele. Kaidama' esce guardingo; indi Marcella, dopo i contadini. | ||
KAIDAMA' Che fu? Non so. Vado; il matto? Resto, e se il frustin di botto... (Marcella esce in punta di piedi, e prendendo inosservata Kaidama' per un orecchio). MARCELLA Birbante! Ti nascondi? Ora di trotto corri alla fattoria. KAIDAMA' Povero orecchio! MARCELLA Impara a far la spia. Cammina. KAIDAMA' E non vedete come é in collera il mar? MARCELLA Mio padre ha fretta. KAIDAMA' E se incontro per strada una saetta, e mi ferma, e m'abbruccia, la risposta chi ve la porterà? (Agitata dalla burrasca ricomparisce la nave). |
MARCELLA Guarda... una nave... KAIDAMA' Guardo. MARCELLA Se mai la spezzala tempesta? KAIDAMA' Allor sana non resta. MARCELLA Sventura! Se mai cadono in mar? KAIDAMA' Si azzupperanno, e a viaggiar per terra impareranno. Di dentro la nave si grida. VOCI Soccorso!... aiuto! MARCELLA Aiuto! KAIDAMA' Vado io... farò io. MARCELLA Sì. (Dalla nave si spara una cannonata, e Kaidama' cade in terra). |
KAIDAMA' Son perduto. CORO, KAIDAMA' e MARCELLA (uscendo dalle capanne e aggruppandosi i Coloni verso il mare) Ahi, sciagura! Spumante s'incalza gonfio il flutto, e rimbalza sul lito; e del vento il severo ruggito, si confonde col mugghio del mar! Ciel, pietà! Già la nave é spezzata! Già sparisce dall'onde ingoiata! Or che fino é perduta la speme, cielo e mar s'incomincia a placar! (nel tempo di questo Coro, la nave spezzasi; é sommersa; ne passano i frammenti, e fra questi varie persone pericolanti. Eleonora viene gettata fuori da un'onda; mentre tutti si sono allontanati dalla sponda. La procella si calma) |
Scena quinta - Eleonora svenuta e detti. | ||
KAIDAMA' Era indigesto il mar. Guarda che imbrogli teneva nello stomaco!... Cospetto! (andando pian piano verso Eleonora) é femmina, mi pare, o donna almen. Non le vuol manco il mare! MARCELLA Oh! come é cara! (Marcella ed i coloni alzano Eleonora e la conducono sovra un sasso. Kaidama', nel cavo della mano raccoglie dell'acqua, e gliela spruzza nel viso). KAIDAMA' Bell'animaletto! MARCELLA Soccorriamola. KAIDAMA' Sì: ci vuol dell'acqua. Lasciate fare a me. So quel che dico. In questi casi é il gran rimedio antico. ELEONORA (scuotendosi, aprendo gli occhi, e spaventandosi di Kaidama') Misera! Dove son! Forse piombai giù negli abissi? KAIDAMA' Cosa ha detto? MARCELLA Vedi? Ti crede Satanasso. |
KAIDAMA' Bell'incontro! MARCELLA Fate cuor: siete viva. ELEONORA Io viva? Oh, affanno! KAIDAMA' E non ci avete gusto? ELEONORA (guardando di nuovo Kaidama', e gridando spaventata) Ah! MARCELLA Tu le dai timor. Va' via. Va' via. KAIDAMA' Che bell'effetto di fisonomia! MARCELLA Su, coraggio, signora. ELEONORA Oh! eccesso di tormento! Io vivo ancora! Ah! lasciatemi, tiranni! Troppi affanni io sento insieme! Morte voglio. A un cor che geme é crudele la pietà. MARCELLA, KAIDAMA' e CORO Là fra i vortici dell'onde s'é sconvolto il suo cervello; ogni idea le si confonde; ragionar, parlar, non sa. |
ELEONORA Vedea languir quel misero dell'età sua nel fiore; io l'ingannava, ahi, perfida! e gli giuravo amore. Piangeva alle sue lagrime qual tortora fedele, e con la man crudele poi gli squarciavo il cor. Fuggì. L'amai. Terribile amor mi sorse in petto. Ardo d'un tardo affetto; é mio supplizio amor. MARCELLA Chi può frenar le lagrime? CORO Quel pianto strazia il cor. KAIDAMA' Così per farci piangere v'é un'altra matta ancor. ELEONORA No, non piangete ai miei lamenti: goder dovete de' miei tormenti: degli astri merito la crudeltà. E intanto il misero nelle sue pene pietosa lagrima non troverà! MARCELLA e CORO Consolatevi, sperate: il destin si cangierà. KAIDAMA' Se voi sempre sospirate, presto il fiato vi uscirà. |
Scena sesta - Bartolomeo scendendo dalla rupe e detti. | ||
MARCELLA Grondan le vostre vesti, o mia signora, d'onda marina: nella mia capanna, se onorarla volete, sul momento potrete le mie vesti indossar da contadina. KAIDAMA' Non andar per le poste, padroncina. Senti prima il papà; sai che talora somiglia a un temporale. ELEONORA Il padre vostro irritar non dovete. MARCELLA Il padre mio é d'un ottimo cor. |
KAIDAMA' Convengo anch'io; ma qualche volta poi pare... BARTOLOMEO Che pare? KAIDAMA' Una canna di zucchero, un mazzolin di fiori... umilissimo servo a lor signori. (corre nella capanna) BARTOLOMEO Chi é questa donna? MARCELLA Un'infelice vittima del recente naufragio. BARTOLOMEO E che tardate? Sacro il misero é sempre. Entrate, entrate. ELEONORA Ah! vacillo... non reggo, le stanche membra... BARTOLOMEO Fate cor. |
MARCELLA Il braccio appoggiate sul mio. BARTOLOMEO Coraggio. MARCELLA Al fine l'aspetto suo crudel potrà la sorte per voi cangiar. ELEONORA (entra con Marcella) Lo cangierà la morte. BARTOLOMEO Sulle rupi il Furioso non trovai. Ma, per nuova fortuna, e inaspettata, ritrovo in casa un'altra disperata! (entra) |
Scena settima - Cardenio appoggiato ad un nodoso bastone entrando in iscena dalle falde della rupe; indi Kaidama' dalla capanna. | ||
CARDENIO Tutto é velen per me! Per me sconvolto é l'ordin di natura! Aprile istesso sol fecondo é di spine! Amare l'erbe, (gitta il bastone, ed intreccia desolato le mani) amarissimi i pomi. Ardente vampa l'aura spira per me. L'onda del rivo mi par liquido fuoco... E io vivo? Io vivo per vendicarmi... sì... perfida! E come tanto bella, e perché? No, quei begli occhi sospettar non faceano un cor tiranno. Fatal, tremendo inganno! Ma di': perché tradirmi, Eleonora? Va', spietata, va'... No, no: t'amo ancora! M'ami ancor tu?... Ti veggo... Oh, il bel sorriso. Caro incanto d'amor, che fa beato anche in mezzo al dolor!.. Ma che? Spergiura! Al mio rivale a lato! No, non mi fuggirai... Il mio pugnal dov'é?... Morrai, morrai. (in atto di vibrar colpi, poi rimanendo immobile) KAIDAMA' (uscendo gli chiudono la porta dietro) Vado, vado. Stia fermo col frustino. é un gran brutto destino quel non comandar mai! CARDENIO (da sé desolato) Fuggi! KAIDAMA' Coraggio. Cielo, allontana il matto…Eh! tocca a me. Un pugno, poi, cos'é?... Che imbroglio é questo? (inciampando nel bastone; lo raccoglie; indi lo bacia, lo brandisce, e lo ruota in atto di menar colpi) Bel bambucchetto! A tempo ti ritrovo. Sei piovuto dal cielo! Finalmente il matto non é un uomo? E un uom non sono? Se mi scarica un pugno, io lo bastono. (accorgendosi di Cardenio, gitta il bastone e cade in ginocchio) Misericordia! CARDENIO Anima mia! (stendendo le braccia amorose) KAIDAMA' Stia fermo. Giù, giù con quelle mani. Son scherzi da villani. CARDENIO Oh, quanto! Oh, quanto io smaniavo per te! Sentiami attratto da un arcano potere... KAIDAMA' Io niente affatto. CARDENIO Perché tremi? KAIDAMA' E un'usanza che non posso lasciar. CARDENIO Mio ben! KAIDAMA' Mio male! CARDENIO Fior di vera beltà! KAIDAMA' Ma io son Kaidama'. CARDENIO Povero moro! KAIDAMA' Ma povero davvero! CARDENIO Hai fame? KAIDAMA' E come! |
CARDENIO Senti: un'alma pietosa entro quel cespo mi provvede ogni dì. Mangiamo insieme. (corre nel cespo, cava il paniere e le provvisioni, e siedono l'uno contro l'altro a cavallo alla panca) KAIDAMA' Complimenti indigesti! CARDENIO Ma dimmi: non sapesti mai, mai nuove di lei! KAIDAMA' Matto mio caro... CARDENIO Non chiamarmi così. KAIDAMA' Savio mio bello! Davver nulla ne so. CARDENIO Vedi: una volta noi pranzavamo insiem dietro un boschetto. KAIDAMA' Si mangia bene al fresco. CARDENIO Noi stavamo così: l'un contro l'altro. KAIDAMA' (mangiando il pollo) Bellissimo tablò! CARDENIO Colei KAIDAMA' Mangiava CARDENIO No. KAIDAMA' Mangio io. CARDENIO Taceva, e mi guardava. Dei begli occhi i lampi ardenti rispondeano agli occhi miei, rinnovando i giuramenti che il bel labbro articolò. La sua man la mia stringea qui su i palpiti del core... Mano iniqua, ingiusta rea! La mia morte poi segnò. (improvvisamente scagliando la mano di Kaidama' sulla panca) KAIDAMA' Mano mia, che avevi fatto da soffrir sì gran dolore? Ma del matto fu più matto chi la man gli consegnò. CARDENIO La conosci? KAIDAMA' No. CARDENIO Tu menti. KAIDAMA' Anzi sì: siamo amiconi. CARDENIO Ecco il reo, che ai tradimenti il mio bene trascinò. KAIDAMA' Ma vi pare! CARDENIO Ed or dov'é? KAIDAMA' Stava là; ma poi sparì. CARDENIO Qualche volta pensa a me? |
KAIDAMA' Sì, no, sì, no, no, sì, sì. CARDENIO Il rimorso la cangiò? Qualche volta piangerà. KAIDAMA' Sì, signore, la cangiò. Se ne ha voglia, piangerà. (Cardenio improvvisamente passa dallo sdegno alla preghiera con le mani protese, implorando pietà da Kaidama'). CARDENIO Dunque mangiar non vuoi? Cotanto ingrata sei! KAIDAMA' Ma va pe' fatti tuoi; ch'io vo pe' fatti miei. CARDENIO Ma un pezzo di biscotto, idolo mio! ... KAIDAMA' No, no. Io tanto gonfio e abbotto, che or ora schiatterò CARDENIO Barbara!... Io piango! KAIDAMA' Eh! via. Non pianger più: mangiamo. CARDENIO Mangiar!.. Chi!.. Tu? KAIDAMA' Ci siamo! Il tempo si cangiò. CARDENIO Deciditi: la voglio. KAIDAMA' E chi ce l'ha? CARDENIO Rendila. KAIDAMA' Che ho da rendere? Si sa? CARDENIO Era il sorriso de' giorni miei: da lei diviso tutto perdei. Un'alma ardita me l'ha rapita; ma fin nell'Erebo la troverò. Rendimi, rendimi l'anima mia, vedi ch'io spasimo di gelosia. Più di contento non ho un momento, e in tanto strazio viver non so. KAIDAMA' Ah! ne vuol troppo la stella mia! Lasciami in pace, matto! va via. Non so se in testa ho più la testa. Eh! via, finiscila che far non so. Son paralitico per lo spavento. Ma pure a correre farei col vento. Ad eclissarmi vorrei provarmi. Trecento miglia scappando andrò. (Cardenio afferra una pietra, e cerca lanciarla contro Kaidama'). |
Scena ottava - Bartolomeo esce dalla capanna; alla sua vista Cardenio gitta la pietra, e corre su per la rupe; e Kaidama', profittando del momento, con un salto corre nella capanna. | ||
BARTOLOMEO Quale strepito é questo? Intendo, intendo: or non mi fuggirai. Tornato é il ciel sereno; ti rinverrò delle tue rupi in seno. (corre per la via percorsa da Cardenio) |
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Scena nona - A vele spiegate si avanza un vascello da cui sbarcano molti marinai spagnuoli; e quindi Fernando, che si pone subito a percorrere la scena esaminando la rupe. | ||
CORO Ecco alfin l’onde tranquille al soffiar d'aure seconde. Delle Antille sulle sponde fra i perigli si volò. Se verace corse il grido questo é il lido, il monte é quello dove il misero fratello da una perfida ingannato, delle selve fra l'orrore ramingando disperato, il suo sdegno, il suo dolore, le sue lagrime celò. |
FERNANDO Sì, questo é il lido. Oh, mio Cardenio! Oh, mio sospirato germano, io qui ti rivedrò? La mesta madre fra i caldi, impazienti palpiti del desir conta i momenti; e qui del mio germano, io stesso andrò sull'orme. Il cielo arrida alla speme d'un cor che in lui confida. Al mio desir s'oppose tutto il furor de' venti; ma quindi a' miei tormenti l'ira del ciel calmò. Dio di bontà, confortami d'una speranza almeno! Dammi, ch'io possa stringerlo meno infelice al seno: dammi, ch'io possa renderlo pietoso al mio desir; che d'una madre il gemere, possa per lui finir. |
CORO Il ciel vorrà sorridere clemente al tuo desir. I marinai tornano a bordo del vascello. FERNANDO Ma chi scorta mi fia fra queste rupi? Mi sorride fortuna. Da quel moro saprò il miglior cammino. |
Scena decima - Kaidama' dalla capanna e detti. | ||
KAIDAMA' Maledetto frustino! Quel tuo zig zag ora obbedir mi fa, precisamente contro volontà. FERNAND O Negro? KAIDAMA' Bianco? FERNANDO Sai dirmi ove mai sia... KAIDAMA' Bartolomeo Nargelos mio padrone... FERNANDO Non lo conosco. KAIDAMA' Non m'importa. |
FERNANDO Io cerco un povero infelice. Che là fra quelle balze disperato s'aggira, e mentecatto. KAIDAMA' Lo spacciator dei pugni? ... Insomma il matto? Che? Gli sei amico? FERNANDO Oh! molto! Suo fratello son io. Le sue sciagure io divido con lui; dai mali suoi anch'io mi sento oppresso. KAIDAMA' Dai suoi mali?... Alla larga? Con permesso. FERNANDO Perché fuggi? KAIDAMA' Non soffri i mali suoi? Or dunque é cosa certa ch'hai dei pugni anche tu la zecca aperta. FERNANDO Eccoti un pugno d'oro. (dandogli delle monete) |
KAIDAMA' Ah! questi pugni mi vanno proprio al core. Sono con voi, signore, ma in caso difendetemi. Io vo alla fattoria e nell'andar v'insegnerò la via. (Salgono uniti la rupe. Interno d'una gran capanna abitata da Bartolomeo, alla destra degli attori porta, da cui in lontananza si scorge il mare, e parte d'un bosco. Una corda che pende vicina alla porta a destra accenna una campana destinata a convocare i contadini della fattoria. In fondo a sinistra porta che mette all'interno d'altra capanna. Rozze sedie. La volta della capanna é sostenuta da un gran tronco d'albero ritto nel mezzo). |
Scena undicesima - Dalla porta a sinistra Marcella conducendo per mano Eleonora vestita da contadina, indi dalla porta a destra i contadini. | ||
ELEONORA Che il sorriso mio primiero a brillar ritorni in me, non lo credo, non lo spero, più innocente il cor non é. MARCELLA Per vederti il col sereno il mio sangue verserei. ELEONORA Non mi stringi più al tuo seno se ti svelo i falli miei. Traditrice, ingannatrice... |
MARCELLA Già men rea ti fa quel pianto. ELEONORA Ma non sai che geme intanto una vittima per me? Sappi. MARCELLA Narra. CORO Via, sgombrate: (accorrendo dalla porta a destra) affrettate altrove il pié. Il padron qua vien col matto: (sottovoce a Marcella tirandola in disparte) lo scorgemmo da lontano, ci fea cenno con la mano di venirvi ad avvisar. (partono) |
MARCELLA Più segreta i casi tuoi vieni, o cara, a palesar. MARCELLA e ELEONORA Un arcano sentimento di terrore, di contento, non so come vien quest'anima improvviso ad agitar! Questa gioia, questo palpito io vorrei... non so spiegar (Entrando a sinistra). |
Scena dodicesima - Bartolomeo precede Cardenio ch'entra sospettoso, ma calmato. | ||
CARDENIO (arrestandosi sulla soglia) Dove mi traggi? BARTOLOMEO Il voglio. (traendolo con dolce violenza) CARDENIO Non mi tradir. BARTOLOMEO T'avanza: m'é sacro il tuo cordoglio. CARDENIO Qual nutri tu speranza? BARTOLOMEO Saper d'un cor che geme il duol segreto... CARDENIO Ah! mai! BARTOLOMEO Mescere il pianto insieme. CARDENIO Con me tu piangerai? BARTOLOMEO Sì, teco io piangerò. |
CARDENIO A ché mi sforzi! BARTOLOMEO Abbracciami. CARDENIO Il velo io squarcerò. Storia saprai di lagrime. BARTOLOMEO Narrala, il pianto frena. CARDENIO Vive un german più giovane; m'é patria Cartagena. Ricco, onorato, provvido il padre commerciante. Studiò de' figli l'indole, fu d'educarci amante. Nacqui poeta, e fervido l'estro bolliami e il cor. Di portoghese vergine visto il fatal sorriso... BARTOLOMEO Segui. CARDENIO Le fibre m'arsero, parmi da me diviso. Figlia adorata ed unica, pari a me d'anni e stato, d'amor rispose ai palpiti col guardo innamorato; e i genitor sorrisero allo svelato amor. Ma l'oceano istabile con l’onde irate e rotte vascel di merci carico dote, e speranze inghiotte. Al fondo in cui precipita dà un guardo il padre, e more; ella mendica ed orfana da me non spera amore. |
BARTOLOMEO E il padre vostro? CARDENIO Ferreo, d'amarla allor vietò. BARTOLOMEO E voi? CARDENIO Lo sprezzo. BARTOLOMEO Incauto! CARDENIO D'amor furente e cieco sposo la bella, e rapido lungi con me la reco: vecchia parente accolsela. Al mar m'affido; provo fausto il destin; ma cenere il padre mio ritrovo, che il suo paterno fulmine, morendo a me scagliò. BARTOLOMEO Sventura orrenda! CARDENIO Ascoltami, il tuo terror sospendi. |
Scena tredicesima - Eleonora ritenuta da Marcella rimanendo nel fondo, e sceneggiando secondo la diversità degli affetti da cui é commossa, e detti. | ||
ELEONORA é la sua voce. CARDENIO Il barbaro fin de' miei casi intendi. Tutto rapito aveami, tradiami nel mistero: seguito avea la perfida un seduttore. |
ELEONORA E vero! MARCELLA Voi forse... ELEONORA Io son. MARCELLA Celatevi. ELEONORA Non merito pietà. BARTOLOMEO Calmatevi in sen dell'amistà. |
CARDENIO (balzando in piedi) Seguo i suoi passi... oh, rabbia! col reo la trovo. Allora tento svenarlo. Involasi. Su lei... L'amavo ancora! BARTOLOMEO Ed ella? CARDENIO Oh, strazio! Insultami. Con un sorriso amaro mi sprezza. Un mar di lagrime questi occhi miei versaro! |
Scena quattordicesima - Fernando con Kaidama' dalla porta esterna, e detti. | ||
FERNANDO Ma qui sperarne indizio... KAIDAMA' Zitto, che il matto é là. CARDENIO Deliro: un vivo incendio circola nelle vene. ELEONORA, MARCELLA, FERNANDO e BARTOLOMEO Ahi, misero! CARDENIO Frenetico, oppresso da catene, chiamavo ognor la perfida, il mio fratel chiamavo. Sciolto, fuggivo; inospito deserto ricercavo. Lungi così da femmine qui vivo, e qui morrò. FERNANDO No, di quest'alma i palpiti frenare io più non so. (trattenuto da Kaidama') Voglio al mio petto stringerlo; a lui mostrarmi io vo'. KAIDAMA' (a Fernando) Che il capo non vi stritoli io garanzia non fo. ELEONORA (a Marcella che la trattiene) Che a lui men voli, ah! lasciami: pianger, spirare io vo'. No, non sarò più misera se a' piedi suoi morrò. |
MARCELLA (ad Eleonora) Restate ancor. Frenatevi. Non é ancor tempo, no. BARTOLOMEO Amico! Al sen stringetemi; tutto per voi farò. Figlio! Le vostre lagrime pietoso io tergerò. CARDENIO Risparmia quelle lagrime, il pianto tuo non vo'. Io solo devo piangere: me il fato fulminò. BARTOLOMEO Fra spechi, rupi e selve deh! più non gite errando. CARDENIO Gli uomini a me son belve. FERNANDO Anche il fratel? CARDENIO Fernando! Tu qui?... Tu meco! Oh gioia! FERNANDO e CARDENIO (abbracciandosi) Oh, sospirato amplesso! MARCELLA, Kaidama' e BARTOLOMEO Oh, vista! FERNANDO e CARDENIO Al petto stringimi. CARDENIO Odiar più non so adesso. (Eleonora improvvisamente sciogliendosi dalle braccia di Marcella e gettandosi ai piedi di Cardenio in un pianto dirotto) |
ELEONORA Odiar non puoi? CARDENIO Che! ELEONORA In lagrime... CARDENIO Stelle! ELEONORA Al tuo piede io sono. FERNANDO Eleonora! CARDENIO Lasciami. (quasi commosso dopo averla guardata alla sfuggita) ELEONORA La morte, o il tuo perdono. CARDENIO Non ti conosco. ELEONORA Uccidimi. L'onor ti renda ardito. CARDENIO Perfidi tutti! (cominciando ad esser preso da un tremito convulso) MARCELLA, BARTOLOMEO e FERNANDO Ascoltala. CARDENIO Tremate. Io fui tradito. Ov'é un pugnal? |
Scena quindicesima - Kaidama' spaventato corre al cordone della campana, suona a distesa, ed al suono accorrono i coloni. | ||
KAIDAMA' Legatelo. CORO Fermo! CARDENIO Sgombrate il passo. ELEONORA Io ti oltraggiai: ti vendica. CARDENIO A tanto io non m'abbasso. Sento il furor risorgere. ELEONORA Io non ti lascio. CARDENIO Va'. Donna iniqua! E non rammenti le tue frodi, i giuramenti? Non ti bastan per trofei Le mie smanie? I pianti miei? Sfidi il vento, varchi il mare per venirmi a tormentare, per straziarmi, lacerarmi lentamente a brani il cor! Ah! fuggite! Mi lasciate! Involatevi! Tremate. Odio tutti, odio me stesso; fin del sole io sento orror! Lungi, lungi dal tuo sesso, sesso infido, ingannator. |
ELEONORA Nel mio sguardo mezzo spento mira espresso il pentimento. Non fuggirmi; ne morrei. Cedi, cedi a' pianti miei. Ho varcato tanto mare per venirti a ritrovare, per svelarti, per mostrarti come spasima il mio cor. Ah! che fugga non lasciate! D'una misera tremate: dal tuo sprezzo il core oppresso non desia che il tuo furor. (a Cardenio) M'apri il seno, e leggi in esso, ch'io per te morrò d'amor. FERNANDO In quel volto, in quell'accento non ravvisi il pentimento? (a Cardenio) No, lasciarla tu non déi. Ah! ti calma ai prieghi miei. Se varcato ha tanto mare per venirti a ritrovare, per parlarti, per placarti, no, non mente il suo dolor. Ah! che fugga, non lasciate: o salvarlo disperate. Non vedete? Ha in fronte espresso il delirio del furor. Ah! mi manca il core oppresso, già presago di terror. |
KAIDAMA' Ah! fuggir, scappar lo fate; (ora a Bartolomeo ora a Marcella, ora ai coloni) se vi coglie, singhiozzate. Delle furie nell'eccesso d'una vipera é peggior. De' suoi pugni il segno impresso serberà quattr'anni ancor. MARCELLA, BARTOLOMEO e CORO (a Cardenio circondandolo) Ah! tremar, gelar ci fate; arrestatevi, ascoltate. Vi commova quell'eccesso di rimorso e di dolor. Ah! non ode! Ha in volto impresso il tumulto del suo cor. (Cardenio atterra alcuni coloni che gli si attraversano; s'invola seguito da Fernando; ed intanto Eleonora, gittando un grido altissimo, cade svenuta in braccio di Marcella). |
ATTO SECONDO Spiaggia di mare. |
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Scena prima - Kaidama' nel mezzo venendo dalla rupe, indi parte dei Coloni che giunge dal bosco, e parte dal di dietro delle capanne. | ||
CORO I Là non v'é. CORO II Neppur qui. KAIDAMA' Dove sta? CORO I Ci fuggì. |
CORO II S'involò. KAIDAMA' Svaporò. CORO I Ma il padron che dirà? CORO II Che dirà? KAIDAMA' Che dirà?... Che farà già lo so. Col frustino si sfoga su me, col frustino che ha tanta virtù, che fa l'ali spuntare al mio pié. Col ziff-zaff e di sotto e di su. |
KAIDAMA' e CORO Tutto intorno torniamo a cercar. A guardare, a spiare, a scoprir! Sventurato! Se casca nel mar lo può l'onda per sempre inghiottir! Ci dia lena pietoso un pensier: la pietà con gli oppressi é un dover. CORO I Più non tardiam. KAIDAMA' Andiam. TUTTI Voliam. (vanno lungo il mare, e si perdono di vista) |
Scena seconda - Cardenio nel massimo furore, scendendo precipitosamente dalla rupe. | ||
CARDENIO Lasciatemi! Lasciatemi!... Crudeli! Ah! v'ho delusi! Era pur l'empia!... Il cenno avea sul labbro, di mia morte il cenno... Sì, si, morrò. Si appagheran quell'ire. Ma vo' pria vendicarmi e poi morire. Qual fragore!... Ah! son dessi? Ove m'ascondo. (correndo verso la capanna) |
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Scena terza - Voce di Eleonora dentro la capanna; indi Eleonora ritenuta da Marcella e detto. | ||
ELEONORA (di dentro) Ah, per pietà! Vo' rivederlo. CARDENIO (indietreggiando convulso) É questa, questa la voce sua. Voce tiranna, che detesto ed adoro! T'apri, o terra, e m'ascondi... Io manco, io moro! (gli mancano le forze nel fuggire e cade) |
MARCELLA Ma il padre mio... ELEONORA Ma il mio dover... L'offesi ingrata, ingiusta, infida; mi perdoni pietoso, o qui mi uccida. MARCELLA Deh! m'odi almen... ELEONORA Lo voglio... eccolo... Ah! (scorgendo Cardenio caduto e gittando un grido) |
MARCELLA Amica, che vedeste? ELEONORA Eccolo là. (si divincola, si scioglie, e corre a prostrarsi presso Cardenio) MARCELLA Sola, che far poss'io? Cercherò suo fratello, e il padre mio. (corre nella selva) |
Scena quarta - Eleonora e Cardenio. | ||
ELEONORA La mia vittima é qui! Cardenio! Oh, in quale stato feral di morte! Ah! se sapessi che a te prostrato accanto, te il carnefice tuo bagna di pianto! (alzandosi) CARDENIO Verrò. ELEONORA Cardenio! CARDENIO Sì: già l'ora estrema, l'invocata ora estrema omai già piomba. Si: ti riabbraccierò dentro la tomba. ELEONORA Ah! che mai dice? CARDENIO Il padre t'uccisi é ver, ma vendicarlo io voglio. ELEONORA Che farò? S'ei mi scorge s'addoppia il suo furor. CARDENIO Misero! E dove trascino il passo incerto?... Oscuro, ampio deserto, immenso, immenso s'apre a me d'intorno. (avanzandosi brancolando) é per me spento il giorno; e brancolando fra questa muta oscurità non sento moversi, palpitar alcun oggetto, fuor che l'empio dolor che cresce in petto! ELEONORA Morir mi sento! CARDENIO E in mezzo a questo cupo orror, guida pietosa chi scorterà fra l'ombre i passi miei? ELEONORA Io... CARDENIO Tu? ELEONORA Si. CARDENIO Tu? Dove sei tu? ... Chi sei? ELEONORA Un'infelice. CARDENIO No: solo infelice sulla terra son io... Che! taci?... fuggi? Fuggono tutti la sventura! Tutti! ELEONORA No, non ti lascio più: solo la morte dividerci potrà. Parla: m'é legge, m'é sacro il tuo voler. CARDENIO Voce soave come mi parli al cor! Dolcezza ignota mi scende per le vene, e quasi scordo un secolo di pene! |
ELEONORA Se mi leggessi in cor, tu d'un'indegna sentiresti pietà. CARDENIO Pietà! T'inganni. Terribili, tiranni sono gli affetti miei. Non ho per me pietà, per te l'avrei? Ma dimmi: esser mia guida come puoi tu fra questa profonda ombra funesta? ELEONORA Splende a mezzo del ciel limpido il sole... CARDENIO Splende?... E no 'l veggo! Ah! dunque avaro il fato tutto mi tolse! Della vista il dono anche or m'invola. ELEONORA M'odi. CARDENIO Ah! cieco io sono! ELEONORA Apri il ciglio. CARDENIO Ah! invan! ELEONORA Non vedi? CARDENIO Tutto é notte e cupa e scura. ELEONORA Ei delira. CARDENIO La sventura fin la luce m'involò! Ah! dal dì che per l'infida pace e speme, oh Dio! perdei, come adesso gli occhi miei cieco il cor già in me restò. Ma tu piangi? ELEONORA Oh, come! CARDENIO Ah! sorgi. ELEONORA Al tuo pié convien ch'io mora. CARDENIO Che pretendi? ELEONORA ELEONORA non invan qui ti trovò. Dai rimorsi in cor straziata, se pentita al pié ti cade, forse un raggio di pietade, forse invan da te sperò? CARDENIO Ah! pian pian diradan l'ombre. S'apre il ciglio ai rai del giorno. Cara luce, io ti ritorno finalmente a vagheggiar! ELEONORA Se non nieghi ai pianti suoi di perdono un solo accento, la speranza ed il contento al tuo pié la fan spirar! |
CARDENIO Parla... perché quel pianto? Che vuoi? ELEONORA Perdón! CARDENIO Perdóno? ELEONORA Ho il cor per doglia infranto. CARDENIO E tu saresti? (mostrando di ricordarsi a poco a poco le sue sembianze) ELEONORA Io... sono... Io sono... CARDENIO Ah! taci... aspetta: lontana rimembranza d'un'empia, ma diletta, mi torna la sembianza! ELEONORA (tendendogli le mani supplichevole) Cardenio! CARDENIO Che? ELEONORA Cardenio! CARDENIO T'appressa... ancor t'appressa: (facendola avvicinare, e dividendole i capelli sulla fronte) Eleonora!... é dessa! ELEONORA Sì, dessa; ma cangiata, pentita, disperata. CARDENIO E m'ami ancor? ELEONORA S'io t'ami? Più vivo amor non brami, più amore il cor non sente; come la fiamma é ardente, immenso é come il mar. CARDENIO Vola al mio seno, stringimi, e più non mi lasciar. CARDENIO ed ELEONORA Rapito in un'estasi delira il mio core fra care delizie, fra sogni d'amore! Lo sdegno sfidiamo degli astri tiranni, uniti scordiamo le pene, gli affanni. Per te voglio vivere, morire con te. Lasciarti é impossibile; sei nato/nata per me. (tenendosi per mano in piena tranquillità si avvicinano verso la capanna; improvvisamente Cardenio staccandosi da Eleonora colto da un nuovo pensiero) CARDENIO Tu al fianco mio?... Tradirmi, sì! tu mediti ancora. Mori. (afferrando un bastone) ELEONORA Aita! |
Scena quinta - Fernando dalla rupe, Marcella dalla spiaggia con qualche colono. | ||
FERNANDO Fratel! MARCELLA Fermati. CARDENIO Mora. (Cardenio disarmato da Fernando corre sulla rupe, e si getta in mare. Fernando gitta le vesti, e lo imita gridando) FERNANDO Cardenio!... Fratel mio!... A salvarti, o perir, pronto son io. Intanto Marcella ha condotto Eleonora nella capanna assistita dai coloni) |
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Scena sesta - Bartolomeo e Kaidama'. | ||
BARTOLOMEO Dove? Dove sarà? Tutta la selva ho invan percorsa. L'aguzzin dei negri, che ho trovato per via, neppure l'incontrò. Basta; il fratello, i contadin lo cercano, qualcuno ritrovato l'avrà. Kaidama'!... Kaidama'!... Le mie pistole devo spedire in fretta fino alla fattoria. Kaidama'!... |
KAIDAMA' Son qua. (correndo) BARTOLOMEO Mandarti via devo all'istante. KAIDAMA' Ch'io respiri almeno! Lascia che prima parli: e sentirai cose grandi, padron, ma grandi assai! Bisogna dir che il matto avesse caldo: pattatùnfete, in mar gittossi giù; e appena cadde non si vide più. BARTOLOMEO Oh, sventura! Oh, sventura! |
KAIDAMA' Aspetta, aspetta: il fratel... che brav'uomo! Si spoglia e salta in mar. Fra me pensavo chi s'é visto, s'é visto. Ecco vicino quasi alla fattoria aprendosi una via sopra il mar galleggiando s'affaccia don Fernando. Con la manca il fratello stringea, con la destra rompea a gran fatica, a gran fatica l'onda, e col matto così giunse alla sponda. BARTOLOMEO Ma, Eleonora? KAIDAMA' In mare non la vidi cascar. Starà là dentro. BARTOLOMEO Andiam. Voglio vederla. |
Scena settima - Coro di coloni dalla spiaggia accorrendo. Bartolomeo e Kaidama' dal bosco; poi Fernando dalla spiaggia. | ||
CORO Allegri! Allegri! KAIDAMA' Udiamo! CORO Più da temer non v'é. Il matto tornò in sé. In braccio al suo germano parve sereno in viso; parlò tranquillo, umano: e un placido sorriso sul labbro suo brillò. |
BARTOLOMEO Non vi saria pericolo che vi sognaste? FERNANDO No. La ragion che avea perduta ricovrò quell'infelice. Con piacer a voi lo dice un fratel che ognor l'amò. Magli é spina al cor acuta sol colui che l'ingannò. CORO Vi consoli, o buon signore, il saperlo alfin guarito; e colui che l'ha tradito forse pena al mal trovò. |
FERNANDO Tremar dovrà l'indegno dell'ira mia feroce. Vendetta orrenda atroce sul capo suo già sta. Ei sol, ei sol fia segno al foco ond'ardo in core; del suo destin l'orrore non ei fuggir potrà. CORO Dal ciel quel traditore punito alfin sarà. (I coloni si sperdono mentre Fernando e Kaidama' entrano nella capanna). |
Scena ottava - Bartolomeo solo. | ||
BARTOLOMEO Sarà: ci spero poco, un qualche ramo sempre ci resta. Veglierò... Per Bacco! Dell'aguzzin de' negri mi scordavo che vuol le sue pistole! Kaidama', volerà, tornerà. La fattoria é un po' lontana, é ver; ma l'aguzzino ha gran bisogno delle sue pistole e Kaidama' sa correr quando vuole. (entra in fretta nella capanna) |
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Scena nona - Cardenio senza barba, e con abiti decenti, e cappello, lentamente avanzandosi dalla spiaggia. Incomincia la sera. | ||
CARDENIO Qui pianse al pianto mio! Qui la rividi più bella nel dolor... Pietà mi vinse... tutto scordai; mi strinse lacrimando la mano... Tentai fuggir... malo tentavo invano. Ah! l'amo ancor... Io l'amo? Ed or?... Dir non saprei che cerco e bramo! Fuggir... Fuggir... Fratello mio! T'affretta, fuggiamo. E trar potrei da lei lungi i miei dì? Morrò con lei. (siede sopra un sasso, quasi incontro alla capanna, concentrato in dolce melanconia). |
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Scena decima - Kaidama' dalla capanna con due pistole e detto. | ||
KAIDAMA' Non é soverchieria? Fino alla fattoria con due pistole cariche, e di notte? E se, per caso... vanno via le botte, io fra quest'ombra scura prudentemente moro di paura. CARDENIO (da se) Di pistole parlò! Potrei... KAIDAMA' Coraggio!.. Sì... Coraggio le zucche! Io nei cimenti soffro ognor di podagra, e appena appena so camminare a passo di formiche. Fame e paura in me son cose antiche. CARDENIO (da sé alzandosi) Ho risoluto. KAIDAMA' E adesso che rifletto: trovar potrei Cardenio, e non m'affretto? Chi sa? Povero lui! Spesso il periglio fa cangiare in leopardo anche il coniglio. Sarà quel che sarà: lascio la botta al primo: chi va là? Dopo m'arrolo al reggimento, e per correr più presto ogni mio piede ha un'ala... (mentre sta così da sé parlando a voce alta per farsi coraggio s'é fatto vicinissimo a Cardenio, onde ascoltandone la voce, e voltandosi si trovano faccia a faccia) CARDENIO Negro, m'ascolta. KAIDAMA' Il quondam matto in gala! (rimanendo come una statua) CARDENIO Perché tremi? KAIDAMA' Io! no: ti pare? CARDENIO Son cangiato. KAIDAMA' Me l'han detto. (Ma peraltro ci scommetto non sia tutta verità) CARDENIO Una grazia da te voglio. KAIDAMA' Una grazia! CARDENIO Non negarla. KAIDAMA' Eh!... vedrò. CARDENIO L'accordi? |
KAIDAMA' Parla; ma due miglia almen più in là. CARDENIO Fu l'orror dei tradimenti (con dolcezza, sempre avvicinandosi a Kaidama' che cerca stargli lontano) ch'ecclissò la mia ragione; assordai piangendo i venti nella mia disperazione; parvi forse fra le smanie pieno il cor di crudeltà; mi perdona... ah! no: non crederlo: ero degno di pietà. KAIDAMA' Caro mio, se ti rammenti, non ti ho troppa obbligazione. Mane e sera i complimenti mi facevi col bastone. Le mie spalle lo ricordano; ma il mio cor lo scorderà. Si fa scuro... addio... ma lasciami: tutta avrai la mia pietà. (mentre Kaidama' vuol partire viene per un braccio arrestato da Cardenio che vuol vedere, girandogli intorno, ciò che tiene in mano; e gelosamente nasconde) CARDENIO Aspetta. KAIDAMA' Vado in fretta. CARDENIO Che tíeni? KAIDAMA' (Ecco l'imbroglio!) Inezie. CARDENIO Veder voglio; (forzandolo a mostrarle e volendo prendergliele) mostrale. KAIDAMA' Lasciale star. Sono due belve índomite che, quando vanno in collera, sconquassano, fracassano e fanno in aria andar. CARDENIO (ridendo serio) Ah! ah! KAIDAMA' (Brutta risata! Battiam la ritirata) CARDENIO Cedile. KAIDAMA' No. |
CARDENIO Mi servono. KAIDAMA' (volendo gridare) Padron... Bartolomeo... CARDENIO (avendogli toltele pistole, e guardando severo) Zitto. KAIDAMA' (volendo correre alla capanna) Padron... CARDENIO Impiétrati. KAIDAMA' Son mutolo. Non parto. (Ah! gli é tornato il quarto!) CARDENIO (lodandolo perché sta muto e immobile) Bravo! KAIDAMA' Oh! CARDENIO Superbe. (esaminando le pistole, e volgendone le bocche) KAIDAMA' Ohimé! CARDENIO Se giuri a me silenzio: temer non devi e va'. Ma basta anche una sillaba... KAIDAMA' Grazie alla sua bontà. CARDENIO Sì: decisi, e seco spento dileguar vedrò gli affanni; affrettar saprò il momento d'involarla dagl'inganni, la crudel che m'innamora più tradirmi non potrà. Ah! nell'urna amarla ancora cener freddo il cor dovrà. KAIDAMA' Gamba mia, se mi vuoi bene di mostrarlo ecco il momento. Ora vincer ti conviene il pensiero, il lampo, il vento. Abbi sempre, galoppando, leggerezza, agilità. Gamba mia, mi raccomando: non tradirmi per pietà. |
Scena undicesima - Cardenio accompagna Kaidama', che corre via fino alla selva, ed assicuratosi che é partito torna indietro lentamente, mentre esce Eleonora dalla capanna, immersa in dolorosi pensieri, appresso a Fernando. | ||
FERNANDO Fratel! La mira, e a quelle lagrime di dolor non esser cieco. Ti parli la pietà. CARDENIO Lasciami seco. (Fernando parte, Eleonora, s'inginocchia) Perché? ELEONORA Perché son rea, perché pentita, se perdón non ottengo, odio la vita. Il seduttor crudele del carnefice in man lasciò coi giorni tutti i delitti suoi. Mi scossi, e vidi le mie colpe, e ne piansi. A Cartagena mossi in traccia di te. |
CARDENIO (facendola sorgere) Di me! ELEONORA Bramai, perdonata, i miei di chiudere in cupo ignorato recesso, e là nel pianto far che morisse a poco a poco il core fra il dolor tardo ed il risorto amore. Qua la tempesta mi balzò. Ti vidi, ebbi orrore di me. Tu parti, io voglio il tuo perdóno, e qui scontar desio, ove errasti furente, il fallo mio. CARDENIO (Non vacillarmi, o cor!) M'odi: non posso viver senza di te; con te no'l devo. Involiamoci entrambi a sì strano soffrir. |
ELEONORA Come? CARDENIO (cava le due pistole) Di queste una tu prendi... Per l'estrema volta abbi un addio col mio perdóno in terra. Quando la man ti stringo sparerò, sparerai. ELEONORA Tua fra l'ombre sarò, tu mio sarai. (prende una delle pistole) A me. CARDENIO Coraggio. ELEONORA Questo é il voto mio: Cardenio! CARDENIO Eleonora! ELEONORA e CARDENIO A morte... addio. |
Scena ultima - Fernando, Bartolomeo, accorrendo dalla capanna con alcuni coloni, con faci. Si scorge Eleonora che tiene la pistola rivolta al proprio petto; indi si avvicina il vascello, e ne smontano i marinari con faci accese. | ||
FERNANDO e BARTOLOMEO (disarmandoli a forza) Ah! fermate, fermate! CARDENIO E perché volta tieni l'arma al tuo sen? ELEONORA Perché degg'io sola espiar, morendo, il fallo mio. (facendo dei sforzi per riavere la pistola) Lasciatemi morir. Ei mi perdona; chi più lieta di me? |
CARDENIO No: vivi, vivi. M'ami, me'l prova assai quel deciso voler. Sì: pago io sono. Abbi col mio perdóno tutto, tutto il primier tenero amore. ELEONORA Amici! a tanta gioia é poco un core! Nel piacer di questo di é confuso, oppresso il cor. Se il destino ancor ci unì fu per opra dell'amor. Ogni duol scordar potrò su quel sen che mi piagò. |
GLI ALTRI Sempre, sempre in sen d'amore scorreran tranquille l'ore nel pensier di questo istante sempre esulti il vostro cor. ELEONORA Sì amabile speranza di gioia inonda l'alma. Ah! l'amorosa calma in te ritrova il cor. Lo sento ai moti insoliti già rimbalzarmi in petto; vicino al caro oggetto, vita riprende amor. |